Prevenzione sismica: quello che abbiamo e quello che ci manca

Sottotitolo: "il terremoto non si può evitare, la tragedia si"

Ogni 4/5 anni avviene sul nostro territorio un evento sismico drammatico e, per qualche giorno, la sicurezza delle nostre strutture diventa un argomento di interesse per i media e per le persone. Ogni volta che questo succede rimango sbigottito nel vedere con quanta superficialità vengono sparate sentenze o soluzioni improbabili. Insomma, diventano tutti strutturisti per poi dimenticarsi di tutto poco dopo il terremoto.





Così ho deciso di dire anche io la mia, un piccolo pensiero sullo stato dell’Ingegneria Sismica in Italia:


COSA ABBIAMO 

  • Un patrimonio edilizio incommensurabile: è un dato di fatto. È questo che ci rende diversi da qualsiasi altra nazione ad alta sismicità. La nostra storia ci ha (fortunatamente) consegnato dei borghi storici meravigliosi ed è nostra assoluta responsabilità tutelarli. Purtroppo siamo in Italia e ognuno pensa al proprio, così gli interessi della Soprintendenza sono in pieno contrasto con la necessità di mettere in sicurezza il nostro patrimonio però, a mio modo di vedere, la soluzione c’è e (ovviamente) si trova nel mezzo da qualche parte. È quasi impensabile adeguare gli edifici storici ma sicuramente è possibile migliorarli in maniera rispettosa e per questo è fondamentale trovare un punto di incontro tra Tutela e Sicurezza Sismica. Personalmente trovo che il consolidamento conservativo di strutture storiche sia la sfida più grande e la più grande soddisfazione che la nostra professione ci offre.
  • Una Norma tutto sommato buona: la storia ci insegna che dopo ogni evento catastrofico esce una nuova norma con effetti di solito disastrosi. Ma diciamocela tutta: ci lamentiamo un sacco delle NTC ma in fin dei conti contengono tutto quello che ci serve per mettere in sicurezza le nostre strutture. Anzi, se devo dirla tutta sono fin troppo rigide: a volte non si possono far le cose bene perché la Norma è troppo restrittiva e bisogna arrangiarsi. Per come la vedo io basterebbe una norma molto più semplice e leggera, poco prescrittiva e molto prestazionale. Ma per questo servirebbero coscienza e controlli e siamo in Italia. Alla fine, le NTC non sono il nostro problema. 
  • Un ottima classificazione sismica: abbiamo la classificazione sismica di tutto il territorio italiano (escluse poche zone) che, per come la vedo, è fin troppo esagerata perché non si può pensare di spaccare il capello in quattro quando si parla di forze in gioco di questa entità. Progettiamo con un sistema semiprobabilisto, non sono di certo i decimali a far la differenza. 
  • Troppa burocrazia: non serve aggiungere molto, la burocrazia spesso ci impedisce di fare bene il nostro lavoro o comunque ce lo rende molto più difficile. In questo modo ovviamente si premiano i “furbetti” pronti a prendere scorciatoie e si incentiva l’illegalità. Tanta burocrazia e poco controllo sono una combinazione micidiale.
  • Professionisti capaci: esistono e sono anche tanti, ne conosco ogni giorno. Abbiamo la professionalità per far del bene al nostro paese. Purtroppo oggi l’unica discriminante è il costo e così questi professionisti sono assolutamente fuori mercato.
  • Politica malsana: purtroppo dove entra la politica la tecnica finisce sempre per abdicare. 

COSA CI MANCA 

  • Fondi: inutile girarci intorno, la crisi ha portato ad un imbruttimento assoluto del mondo dell’edilizia, l’unico obiettivo è spendere meno. Così facendo la qualità è calata a livelli incredibili così come la sicurezza. Ma questa non deve essere una giustificazione: si può far bene anche con poco. La rabbia più grande è che quando i fondi ci sono vengono sprecati e vengono spartiti tra squali senza nessuna coscienza.
  • Controllo: sembra uno scherzo ma è così. Siamo pieni di burocrazia, di scartoffie, di vincoli ma i controlli sono pochissimi. È facile capire che così facendo si incentiva l’abusivismo e ancora una volta i furbetti hanno vittoria facile. Meno regole ma controlli rigidi. Chiudiamola con la filosofia del condono. Chi ha sbagliato paghi. 


ma se c’è una cosa che ci manca (e lo ammetto, tutto il resto l’ho scritto per arrivare a questo) è la Cultura della Prevenzione. E la cosa che più mi fa male è che manca ad ogni livello: 
  • manca alla politica che, per citare qualcuno, “si costerna, s'indigna, s'impegna poi getta la spugna con gran dignità” 
  • manca ai privati che vedono il professionista come un compila scartoffie (e purtroppo siamo anche questo), come un male necessario, un obbligo da espletare. Poi, quando hanno qualche soldo da parte, preferiscono investirlo in una bella mattonella, nella tv nuova o in una nuova cucina piuttosto che preoccuparsi della sicurezza. Le detrazioni ci sono da anni ma difficilmente sono state sfruttate per interventi antisismici. 
  • manca a molti di noi professionisti che spesso ci pieghiamo ai clienti o peggio li indirizziamo verso strade più “facili”. Questi proprio non li tollero, non hanno giustificazione. 
E la cultura non si impone con le leggi o le norme. La cultura antisismica si insegna sensibilizzando. È una strada lunga e silenziosa, una che non fa rumore, non genera voti né clientelismi. È un lavoro ciclopico, molto di più delle grandi opere di cui ciclicamente il governo di turno si riempe la bocca. Ecco, secondo me è l’unica strada per salvare la nostra Italia, le vite di molti e l’immenso patrimonio storico che è si un fardello ma è anche una delle cose più preziose che abbiamo. Serve un cambio di rotta, una sensibilizzazione ad ogni livello che insegni l’importanza della prevenzione, della sicurezza, del piccolo intervento. Così, passo dopo passo, possiamo pensare piano piano di aumentare il livello di sicurezza del nostro paese. 


L’Italia non è adeguabile, però piano piano possiamo migliorarla e di molto.


Ing. Braian Ietto




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