“L'arco è una costruzione nata da due debolezze dalla cui unione risulta una grande forza” Leonardo da Vinci
Cenni storici
Prima che fossero inventati acciaio e cemento armato per coprire luci orizzontali si potevano utilizzare travi in legno o strutture curve in pietra o mattoni. Le prime però non garantivano luci di grossa portata (lo sviluppo delle prime strutture reticolari che ovviavano a questo problema, le capriate, avviene nelle chiese paleocristiane, quindi solo dopo la nascita di Cristo) e poi con le tecnologie dell'epoca non potevano sopravvivere al tempo e al fuoco. Nasce così l'arco in muratura.
A lungo si è ignorato il funzionamento statico di esso, scoperto di fatto solo nell'800, quando la scienza delle costruzioni aveva raggiunto la sua maturità. Dell'arco e delle dimensioni da assegnare per evitare il crollo parlano tutti i trattatisti, da Vitruvio fino all'Alberti, il quale ipotizza la genesi dell'arco a partire da due travi inclinate accostate, tra le quali ne viene posta una orizzontale. Leonardo nei Codici di Madrid è il primo a studiare l'arco come struttura: determina il peso di ciascun concio sul piano inclinato che lo sostiene e studia le fratture che si generano e il meccanismo di collasso. De la Hire nel 1684 formula la prima teoria per il calcolo degli archi che tuttavia trascura l'attrito tra i conci. È Coulomb che introduce nel 1776 l'attrito. Nell'800 il dibattito si fa sempre più ricco di interventi, con l'introduzione dei nuovi materiali e di nuovi concetti. Risale al 1840 il metodo di calcolo degli archi in muratura che tutt'oggi si utilizza vale a dire il metodo di Mery.